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Benetutti

Nel versante orientale della Valle del Tirso, sorge il paese di Benetutti. Il suo nome secondo il Casalis (abate e storico italiano) fu dato dai Pisani poiché si resero conto che le terme, presenti nel territorio, facessero “bene a tutti i mali”, ma, vista la sua posizione nella Valle, potrebbe anche derivare dal latino “bene tuttus”, ossia “ben protetto”. L’attuale Benetutti sorse intorno al 1100.

Durante il periodo aragonese e spagnolo ebbe la sorte di tutti gli altri paesi del Goceano, che a partire dalla metà del 1400 furono colpiti da epidemie e spopolamenti.

 


COSE DA VEDERE

Numerosi nuraghi attestano che fiorì una notevole civiltà, come Carvoneddu, Orrile e Tolidda. Quest’ultimo costruito presso una vena di acqua che sgorga da un macigno, sino al secolo scorso era quello conservato meglio.

Il Dolmen di Monte Maone, difficile da visitare in quanto si trova in un terreno privato, versa, purtroppo in uno stato di degrado, ed è un ibrido tra la sepoltura ipogeica e megalitica, in quanto si tratta di una grotta scavata, come le Domus, nella roccia e con sui fianchi non i lastroni ma  dei muretti a secco, coperti con un lastrone unico.

All’interno del giardino di una villetta, alla quale si arriva costeggiando il cimitero, troviamo le Domus de Janas di Montrigu Lolloe e, continuando sulla stessa strada, sempre all’interno di un terreno privato, troviamo la Necropoli de Sos Molimentos con diverse Domus, una delle quali ha il tetto a doppio spiovente.

Molto bella la Necropoli di Luzzanas risalente al 2500 a.C., che si trova lungo la strada che da Benetutti porta alle terme di San Saturnino. Vi si accede solo dall’alto, ha un ingresso a pozzo che porta a un vano con due portelli, che conducono a due tombe. Nella tomba numero uno sono presenti dei graffiti rappresentanti un labirinto con spirali, che probabilmente rappresenta l’itinerario, ricco di insidie e non semplice che l’anima del defunto deve affrontare prima di  raggiungere l’aldilà. A poche centinaia di metri si trova l’omonimo nuraghe.

 

Diverse sono le sorgenti termali che sgorgano da vari affioramenti raccolte in un  bacino in località San Saturnino che i romani chiamavano “Aquae Lesitanae” perché, in quei pressi, fino al primo medioevo, si estendeva l’antica città di Lesa. La temperatura è di circa 41 °C e sono considerate sulfuree e salsobromoiodiche.

Secondo vecchie credenze di fianco ad ogni fonte (erano oltre 100) vi era collocata una pietra con inciso il nome della malattia o della parte anatomica che quelle acque erano in grado di guarire, ad esempio: fonti di Anzu e sos Ogros, de sa Entre, de sos Nervios, de sa Gutta e de sas Dentes.

Gli stabilimenti termali presenti sono due: le terme Aurora, con oltre 40 anni di esperienza al servizio del relax e del benessere e lo stabilimento termale di San Saturnino, in territorio di Bultei, dove sono presenti le testimonianze di epoca imperiale romana. Vi sono frammenti di colonne di diverse forme e materiali, iscrizioni in Latino e un particolarissimo “Taepidarium”, che testimoniano la notevole importanza dell’insediamento.

Adiacente alle Terme San Saturnino, fondata nel 1162 dai padri Camaldolesi, sorge la chiesa di San Saturnino, costruita con blocchi di trachite rossa, simbolo di ringraziamento per le prodigiose guarigioni dovute alle acque termali. Altre chiese importanti sono quella di San Timoteo che si affaccia sull’omonima piazza, l’antica piccola chiesa di San Salvatore con un ampio campanile a vela, la chiesa di Santa Croce e la parrocchiale di Sant’Elena Imperatrice edificata nel 1618 su una struttura più antica risalente al 1400, che conserva ad opera del Maestro di Ozieri, un retablo del 1549. Essa è la patrona del paese, per la quale si svolge la festa più importante nel periodo fra il 18 e il 20 agosto, con grandi manifestazioni culturali e folkloristiche a cui seguono i “gosos”, canti in lingua sarda. Inoltre, fa la sua bella figura la chiesa di Santa Rosalia con il suo alto campanile e una doppia scalinata che porta all’ingresso.

Durante il mese di ottobre si svolge in suo onore una delle feste più importanti per il paese, una bella manifestazione folkloristica con la partecipazione della banda musicale e sfilata in costume.

Durante la settimana di Pasqua, si festeggia “Sa chida Santa”. E’ di istituzione recente la manifestazione “Cantos, Sonos e Ballos” che si svolge nel mese di luglio con la partecipazione di gruppi a carattere popolare provenienti da tutto il mondo.

Nel territorio di Benetutti, abbonda la caccia e si produce un buon vino, l’Arvisionadu, un vitigno autoctono ad acino bianco, presente nelle collezioni nazionali dell’INRA di Montpellier e del CRA di Conegliano Veneto, la cui diffusione in Sardegna è limitata a sedici ettari, che si trovano soprattutto in Goceano nei comuni di Benetutti e Bono.

E’ un paese fortemente legato alle tradizioni. Preserva la produzione artigianale del pane quali le “Coconeddas” che sono spianate dalla forma circolare, morbide e senza mollica e il pane “Bissau”, simile al pane carasau, ma dalla forma rettangolare. Tipiche le lavorazioni artigiane come ad esempio la tessitura, la realizzazione di oggetti artistici in ferro battuto e la lavorazione della pietra che varia dai duri graniti alle coloratissime trachiti, coniugando antiche tradizioni e innovative modernità.

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