A 10 km da Nuoro, ai margini della Barbagia di Ollolai, alle pendici del Monte Corrasi, sorge Oliena, il cui nome viene legato a un gruppo di troiani, che dopo la caduta di Troia presero il largo, sbarcando in Sardegna e dando vita al popolo degli Ilienses, chiamando Iliena il luogo dove si insediarono in ricordo di Ilio, la patria perduta. Agli inizi del 1300 Oliena risulta sottoposta al dominio di Pisa, nel giudicato di Gallura, prima nella curatoria di Posada, poi in quella di Galtellì. I Pisani ricostruirono il vecchio ponte romano che ancora oggi resiste, il ponte di Papaloppe, per facilitare la penetrazione all’interno della Barbagia. Nell’anno 1325, Oliena, con il suo territorio, veniva assegnata a Berengario Carroz insieme al villaggio di Calagonis (Gologone), oggi scomparso, che doveva trattarsi di una frazione della cittadina.
Nel XVI secolo seguì la sorte di tutti gli altri paesi della Sardegna che furono interamente sottomessi al dominio spagnolo.
COSE DA VEDERE
La cima più alta del Supramonte che con le sue bianche cime calcaree gli hanno valso l’appellativo di “Dolomiti Sarde”, è il Monte Corrasi, alto 1.463 m. Su questi luoghi è possibile vedere le aquile volare alte nel cielo, il gatto selvatico sardo, il ghiro, la martora e numerose mandrie di mufloni.
Il fiore più bello della flora è la rosa peonia del Supramonte. Il Corrasi nell’anno 1971 è stato incluso nel censimento dei biotopi di rilevante interesse vegetazionale meritevoli di conservazione grazie alle oltre 60 specie endemiche, tipiche solo della Sardegna o della Corsica. Una pianta unica al mondo, è il ribes sardo, affine a specie giapponesi e cinesi.
Sul versante est del Corrasi, troviamo una delle fonti carsiche più famose d’Europa, Su Gologone. Solo parzialmente esplorata dagli speleologi, fino alla profondità di 135 m. La sorgente, con una portata media di 500 litri d’acqua al secondo, alimenta il fiume Cedrino e nell’anno 1998 è stata istituita a monumento naturale.
A pochi chilometri si trova uno dei luoghi più suggestivi della Sardegna, la valle del Lanaitho, dove, tramite visite guidate, si possono visitare le grotte: Sa ohe, Su ventu, Su mugrone e Helihes Artas. La grotta Corbeddu, che si sviluppa in quattro sale, e lunga 150 metri, e prende il nome dal famoso bandito che si rifugiava al suo interno nel secolo scorso.
Dal punto di vista paleontologico e archeologico, è di notevole importanza. In essa infatti sono stati rinvenuti i resti fossili umani più antichi della Sardegna e reperti ossei di animali estinti, risalenti al Paleolitico Superiore (circa 15000 anni a.C.). Vicino a Sa Oche, affiora il complesso nuragico di “Sa Sedda e sos Carros”, dove è stata rinvenuta un’importante fonte sacra. Nella parte finale di Lanaitho, si erge il monte Tiscali che cela tra i lecci, nel fondo di una profonda dolina carsica, i resti di un complesso nuragico unico nel suo genere. Il villaggio di Tiscali, riparo naturale alle case degli Iliensi, è costruito lungo le pareti della dolina e non risulta individuabile fino a quando non si raggiunge l’interno della cavità, attraverso un’ampia apertura nella parete rocciosa.
Elevato il numero di chiese che sorgono nell’abitato. Degli undici edifici religiosi, due emergono per importanza e grandezza e solo in queste si officia la messa: l’attuale chiesa parrocchiale dedicata a Sant’Ignazio da Loyola, costruita nel 1674 nello stile affine al barocco. Nella sala dove si trovava il refettorio, oggi è ospitata una pinacoteca con tele del Seicento e importanti oggetti seicenteschi dell’artigianato locale. La chiesa di Santa Maria, in stile tardo romanico pisano, fu edificata nel duecento.
Le strade del centro storico sono tutt’oggi fatte di acciottolato e sui muri delle case, si possono osservare svariati murales, che riproducono scene di vita del paese. Forte la tradizione del canto a tenore, un canto polifonico composto dall’unione di quattro voci, e dei balli sardi tra i quali “Su Durdurinu”, l’unico accompagnato da voce monodica e musicalmente dal “silenzio”, si basa sul ritmo dei ballerini stessi e sul suono del battere dei piedi (sas istrumpadas).
Oggetto di richiamo turistico sono le numerose feste. La più grande è quella di san Lussorio, il 21 Agosto, con spettacoli diversi ogni sera, dal cabaret, ai canti a tenore, ai balli sardi, durante i quali è possibile ammirare il costume tradizionale che si indossava sino agli anni trenta, ricamato da abilissime artigiane, con fili di seta e fili dorati, impreziosito da perle e perline colorate.
A metà settembre inizia “Cortes Apertas”, una manifestazione culturale che oggi interessa molti comuni dell’isola, ma che è nata ad Oliena nell’anno 1996. Vengono aperte tutte le case e i cortili vecchi per essere visitati dai turisti, e al loro interno esposti i prodotti di artigianato locale e i dolci del posto, come “Su Pistiddu”, “Sas thippulas”,”Sas Rugliettas” e “Sos Gugligliones”, questi ultimi fatti di miele e mandorle.
I giorni della vendemmia sono anch’essi motivo di festa. Oliena è nota per il suo ottimo vino, il Nepente, un tipo particolare di Cannonau, chiamato così da D’Annunzio, dopo che ebbe visto gli effetti prodotti sul suo amico Trilussa. Il Nepente era infatti una antica bevanda magica greca, che pare allontanasse dolore e tristezza. Si produce presso privati, oppure nella cantina sociale, presso le quali è possibile fare visite guidate sia in cantina che in vigna.