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Il martirio di Sant’Efisio a Cagliari e la prima processione dell’anno

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La devozione per Sant’Efisio martire è senza dubbio molto sentita tanto a Cagliari quanto nel resto della Sardegna. Ci sono diverse occasioni che vedono il culto del santo legato ai miracoli a lui assegnati, ai voti solenni e a eventi storici specifici. Tra queste, il 15 gennaio è dedicato alla commemorazione del suo martirio. Sebbene sia un evento meno frequentato dal grande pubblico, rimane significativo per i devoti e viene sostenuto dalla storica Arciconfraternita del Gonfalone.


Secondo un documento conosciuto, la “Passio Sancti Ephisii”, che narra del martirio del santo guerriero, egli fu mandato in Italia dall’Imperatore Diocleziano per combattere i cristiani, considerati una minaccia per l’armonia politico-religiosa dell’Impero. A Gaeta, dopo aver visto apparire una croce rossa sulla sua mano, abbracciò la fede che inizialmente doveva perseguitare, convertendosi al cristianesimo. Dopo il battesimo, iniziò a combattere in difesa della sua nuova fede, assistendo molti cristiani. Successivamente, si trasferì in Sardegna, ma venne catturato dalle truppe imperiali. Fu imprigionato in un carcere sotterraneo e sottoposto a torture ripetute. Rifiutandosi di rinnegare la sua nuova fede, Efisio fu condannato a morte su ordine del comandante romano Flaiano e portato a Nora, dove subì la decapitazione.

Il martirio e la prima processione nella storia

Secondo la “Passio”, la data della morte di Efisio sarebbe il 15 gennaio del 303, mentre alcuni esperti indicano il 286. In ogni caso, il confine tra storia e leggenda è sottile quando si tratta di una devozione popolare così forte e sentita, e quindi si continua a considerare il 15 gennaio come giorno di commemorazione del martirio. La prima celebrazione risale al 15 gennaio del 1564.

Ogni anno, l’Arciconfraternita del Gonfalone celebra tale giornata con diverse eucarestie votive, una messa solenne e, infine, la prima processione nel quartiere Stampace. In questa prima uscita dell’anno, il bellissimo simulacro dello scultore Giuseppe Antonio Lonis è adornato con un pennacchio colorato, un fiocco e polsini rossi.

Dopo il voto del 1793, quando si fece appello a Sant’Efisio per difendersi dalla minaccia francese, la processione del 15 gennaio servì anche a ricordare questo miracolo, con il trasporto del simulacro da Stampace a Castello, per concludere con una messa solenne celebrata nella Cattedrale. Tuttavia, col passare del tempo si evidenziò l’inadeguatezza del percorso in inverno, caratterizzato da instabilità meteorologica e freddo intenso. Pertanto, a causa delle numerose lamentele dei canonici del Capitolo Metropolitano, che si lamentavano di sporcare le loro tuniche camminando per le strade umide del quartiere Castello, dal 1815 si decise di spostare la commemorazione del voto del 1793 al lunedì dell’angelo, una tradizione che perdura ancora oggi.

Statua del Lonis portata in processione il 15 Gennaio

Il carcere di Sant’Efisio: un enigmatico ipogeo simbolo della detenzione

Rappresenta una meta imperdibile per i devoti, nonché per esploratori e appassionati, durante il Novenario e le varie funzioni liturgiche celebrate in onore del santo. Questa struttura, comunemente identificata come “carcere”, si trova oggi a nove metri al di sotto del livello della strada. Scavato nel masso di calcare, è raggiungibile tramite una ripida scala che inizia dal numero 34 di via Sant’Efisio. Il locale ha una forma quadrangolare e dimensioni irregolari. All’interno, lo spazio è organizzato attorno a due colonne che sono state preservate durante il processo di scavo, collocate al centro della sala; sulla parete est, affiancato a una piccola abside, c’è un altare in marmo, circondato da “azulejos” del XVII secolo, che si sono conservati in ottime condizioni.

Carcere di Sant’Efisio

L’ipogeo risale già al periodo tardo-punico e ha avuto diverse funzioni, anche se l’archeologo Antonio Taramelli ha escluso il ruolo di cisterna, considerando la conformazione interna e l’assenza di malte impermeabili sulle pareti. Egli ha suggerito, piuttosto, che fosse destinato al culto della dea Iside, basando la sua teoria su un pozzo scavato nel pavimento, che avrebbe ospitato le acque sacre del Nilo, propizie per i rituali di iniziazione.

La notevole antichità del sito è stata ulteriormente avvalorata dal ritrovamento di alcune monete risalenti al periodo tardo-punico e al I secolo d.C.

Altri studiosi ipotizzano che l’ipogeo fosse utilizzato come deposito per materiali da cava, in un periodo successivo a quello dedicato ai culti. Risulta difficile stabilire se quelle pareti abbiano mai accolto una primitiva comunità cristiana, diventando successivamente una prigione per i fedeli e, in seguito, anche per Sant’Efisio.

Nel XVII secolo, con l’aumento dell’interesse per la ricerca delle reliquie di santi e martiri locali, alcuni membri dell’Arciconfraternita del Gonfalone richiesero alle autorità religiose di poter ispezionare l’ipogeo per scoprire i resti di altri martiri. Nel 1616, venne trovata una sepoltura scavata nel pavimento di terra battuta, appartenente al martire Edizio, soldato di Sant’Efisio.

Attualmente, a oltre quattrocento anni di distanza, il carcere di Sant’Efisio continua a essere uno dei luoghi più affascinanti e misteriosi di Cagliari, capace di raccontare una storia di fede e di esprimere un profondo legame tra un martire e la sua città.


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Roberta Carboni è una Guida turistica, da oltre 10 anni e Storica dell’arte, vive a Cagliari ed appassionata di Sardegna, che ama così tanto, da tutta la vita, ed è proprio per questo che ha scelto di raccontarla, attraverso tour tematici esclusivi. In questo modo, contribuisce a far conoscere l’isola non soltanto per chi ancora non la conosce, ma anche per gli stessi sardi. I tour si svolgono sia all’interno di Cagliari, quindi nel centro storico e in altre parti della città, che nei dintorni della stessa, spingendosi anche nel sud e centro della Sardegna.

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