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La Miniera di Rosas: storia di un giacimento di metalli, convertito in un giacimento di cultura

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La miniera di Rosas, ubicata a nord est dell’abitato di Narcao, ha vissuto nell’arco di 150 anni, momenti di estrema ricchezza ed altri di estrema crisi.

Dovete sapere, che il sito è conosciuto come preziosa risorsa mineraria sin dall’ antichità, infatti esistono tracce di sfruttamento minerario già in epoca nuragica, romana e pisana. Queste popolazioni, si suppone avessero un’esperienza consolidata nello sfruttamento delle risorse minerarie di tutta l’area sotto il monte Rosas, da cui la miniera trae il nome, essenzialmente di metalli misti di piombo e zinco, di ferro e rame e una percentuale di argento.

La storia della miniera di Rosas ha inizio nel 1832, con la scoperta sul monte Rosas del giacimento di piombo e galena argentifera da parte di Enzo Perpignano, titolare della Società Anonima del Sulcis e Sarrabus. Invece l’attività mineraria ebbe inizio due anni più tardi, nel 1851, con la firma della concessione mineraria tra le più antiche della Sardegna, la terza, da parte del Re di Sardegna e di Cipro Vittorio Emanuele II. Da rilevare la scoperta nel 1908 ad opera del geologo prof. Domenico Lovisato, del minerale Rosasite che prende il nome sia dalla miniera che dal monte stesso.

Intorno alla miniera e ai fabbricati per l’estrazione, lavorazione e stoccaggio del minerale, nacque un villaggio minerario abitato da circa 750 persone, capace di dare tutti i servizi essenziali per la vita quotidiana dei minatori e delle loro famiglie: dalla scuola all’ufficio postale! Queste strutture sono rimaste in uso sino al 1980, anno di fine estrazione e di chiusura definitiva della miniera di Rosas.

Dopo alcuni anni di abbandono e decadimento sia della miniera che dell’intero villaggio minerario, si è corso il rischio di perdere per sempre una preziosa risorsa del territorio e quindi l’identità dello stesso, sino alla rinascita avvenuta nel 1986.

Un lavoro di quasi un ventennio, che ha permesso il recupero dell’intero sito minerario convertendolo in Museo di Archeologia Industriale e nel contempo si sono ristrutturate le “casette” dei minatori, in Case Vacanza facendo rivivere, in un certo senso, il vecchio Villaggio dei minatori, dotandolo di servizi che rendono l’intero Ecomuseo come un tempo, autosufficiente! Tutto l’anno avrete l’opportunità di trascorrere le vostre vacanze in un luogo speciale unico nel suo genere, che racchiude nella denominazione di “Ecomuseo” un vero e proprio museo a cielo aperto dove impianti ed edifici ospitano reperti, che trasmettono alle generazioni attuali e future: come un giacimento di metalli si sia convertito in un giacimento di cultura.


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