L’isola di Sant’Antioco al contrario di altre isole, si raggiunge facilmente senza dover ricorrere a nessun traghetto. Infatti l’isola è collegata all’entroterra costiero dell’altra isola “maggiore” la Sardegna, da un sottile istmo artificiale lungo 5 km, costituito da sedimenti marini, e nella parte finale da un ponte. Una volta varcato il ponte si arriva nell’omonima cittadina, che sorge sulle rovine dell’antica città fenicio-punica e poi romana di Sulky-Sulci. Il nome di città e isola proviene dal Santo Martire Antioco, Patrono della Sardegna, deportato a “Sulci” nel II secolo d.C. in seguito alle persecuzioni dei romani. Era un medico mauritano che partendo dalla costa sulcitana contribuì con la sua predicazione a diffondere in tutta la Sardegna, il Cristianesimo.
La città di Sant’Antioco offre al visitatore diverse opportunità di svago, in modo particolare di carattere storico/culturale grazie alle numerose testimonianze archeologiche a cielo aperto, dalle necropoli puniche ai musei di alta rilevanza, presenti in città. Uno dei primi musei da visitare e facilmente raggiungibile tramite il Lungomare Colombo, è certamente il Museo del Mare e dei Maestri d’Ascia (MuMa) e a seguire, il Museo Archeologico “Ferruccio Barreca” e l’adiacente area aperta archeologica del periodo fenicio dell’antica Sulky, il Tofet o Tophet. In questa area, sono state recuperate urne cinerarie, oltre 3000, contenenti ossa bruciate di bambini nati morti o deceduti per causa naturale in tenera età e di animali. A seguire, di sicuro interesse è il Museo Etnografico e l’attigua area archeologica conosciuta anche come “Sa arroga de is gruttas”, rappresentata dal villaggio ipogeo formato da tombe puniche. Imperdibile è anche il Fortino Sabaudo, chiamato anche “Forte Su Pisu”, e la vicina Basilica di Sant’Antioco Martire, sorta sulla tomba del Santo, e le sottostanti Catacombe. Da segnalare due Sagre in onore del Santo protettore della Sardegna: la prima 15 giorni dopo Pasqua e la seconda il 1° agosto.
A poca distanza dalla Basilica di Sant’Antioco Martire, trovate il Laboratorio/Museo del Bisso del Maestro Chiara Vigo. Questa donna eccezionale sostiene di essere l’ultima testimone al mondo e depositaria della lavorazione del Bisso, la seta del mare! Il prezioso tessuto, in passato indossato da sacerdoti e re, si ottiene tramite una lunga e paziente lavorazione di una bava prodotta dalla “Pinna Nobilis”, un grande mollusco marino bivalve che vive nel fondale della laguna di Sant’Antioco e alto fino a un metro e mezzo, in via di estinzione e per questa ragione è protetto da una legge europea ed una regionale. Questa sostanza formata da cheratina, come quella dei capelli, al contatto con l’acqua, si solidifica e produce una sorta di barba con la quale il mollusco si ancora al fondale; una volta lavorata e sbiondata diviene bisso, lucente come oro, soffice e forte. Il bisso non si vende e non si compra. Le opere in seta del mare possono solo essere donate o ricevute. Un Maestro di bisso vive di offerte.