Già prima dell’invasione romana la Sardegna era all’interno dei traffici commerciali di Roma, ma era saldamente controllata dai Cartaginesi. Il commercio per i romani era autorizzato dal governo cartaginese tramite un araldo o uno scriba.
Un primo stanziamento romano di circa 500 civili nell’isola si ebbe all’incirca attorno al 380 a.C. con la colonia di Feronia, probabilmente l’attuale Posada.
A causa di questa iniziativa il governo punico vietò ogni forma di relazione con la Sardegna come il commercio e la fondazione di città, salvo che per un attracco d’emergenza in caso di tempesta; il soggiorno non poteva essere superiore ai cinque giorni. Inoltre iniziò l’ammasso di truppe sull’isola in funzione di uno sbarco nel Lazio.
La reazione romana fu probabilmente la conquista della città di Olbia nell’ 11 marzo 258 a.C. dove, a difesa della città, sembrerebbe ci furono anche i sardi associati con i cartaginesi. Comunque con il trattato di pace del 241 a.C. la Sardegna rimase in mano dei cartaginesi.
La svolta iniziò con una rivolta di mercenari sardi, punici e profughi (chiamati perfugae da dove dovrebbe derivare il nome del paese di Perfugas. Sarebbe quindi un insediamento cartaginese?) stanziati in Sardegna, a causa probabilmente del mancato salario. Essendo, quest’ultimi, rimasti isolati e non ascoltati dalla madre patria, chiesero aiuto a Roma che questa ignorò. Solo dopo una seconda richiesta il governo di Roma approfittò dell’occasione e decise di sbarcare in Sardegna: era l’anno 238 a.C.
Queste prime operazioni militari vennero affidata al console Tiberio Sempronio Gracco che quasi senza combattere conquisto le principali città sardo puniche, grazie anche all’accoglienza e quindi alleanze, di diverse fazioni sardo fenice scontente del malgoverno cartaginese.
I nuovi occupanti però iniziarono i primi scontri contro le tribù dell’interno che non gradivano né l’occupazione cartaginese né quella romana, ma sappiamo anche che continuavano, clandestinamente, a farsi appoggiare dai cartaginesi, probabilmente con la fornitura di armi.
Fu necessario mandare da Roma due consoli: Marco Pomponio Matone e Gaio Papirio Masone con i rispettivi eserciti, uno a nord e altro a sud dell’isola, per annientare le continue rivolte sarde soprattutto delle zone interne montane.
Nonostante le diverse vittorie romane sui sardi, utilizzando spesso i cani per stanare i rivoltosi arroccati nelle zone più impervie e irraggiungibili della Sardegna, questi non riuscirono ancora ad avere il controllo totale dell’isola.
A causa di queste molteplici azioni di guerriglia, come ad esempio l’attacco e saccheggio di una colonna romana diretta al porto di Olbia per imbarcarsi sicuramente per Ostia, che venne attaccata e saccheggiata di greggi e prodotti agricoli sempre dai Corsi della Gallura (probabilmente nell’area che va da Buddusò fino a Monti del massiccio montuoso del monte Acuto.), portò il console Masone a negoziare una pace con i Corsi della Gallura.
Mentre per il secondo console Matone andò meglio riuscendo a debellare diverse sacche di guerriglia grazie anche a l’utilizzo appunto dei cani segugi.
Con l’arrivo in Sardegna nel 235 a.C. del console Tito Manlio Torquato iniziarono tutta una serie di vittorie contro i sardi che culminarono con la nota battaglia di Cornus nel 215 a.C., dove due legioni romane si scontrarono contro 12000 cartaginesi affiancati da circa 7-8000 sardi Comandati da Magone per i punici e da Hampsicora e dal figlio Josto per i sardi. Lo scontro avvenne prima nel territorio attorno a Riola Sardo con una prima vittoria del console Manlio Torquato; le due legioni quando fecero ritorno a Cagliari, dove avevano il loro castrum, vennero a sapere che uno sbarco cartaginese di rinforzo era avvenuto probabilmente presso l’attuale S’Archittu. Iniziò quindi un’avanzata sardo cartaginese verso Cagliari, devastando i villaggi sardi rimasti leali a Roma della pianura del Campidano. Nei pressi di Sanluri (Sa Sedda de sa Battalla) avvenne lo scontro decisivo dove persero la vita ben 12000 sardo cartaginesi (sicuramente esagerati dalle fonti di Tito Livio) e circa 3700 prigionieri.
Le due legioni avanzarono quindi di nuovo verso la città di Cornus che era appunto il centro della rivolta nonché la città di Hampsicora e del figlio Josto, quest’ultimo ucciso nell’ultimo scontro. A causa della morte del figlio Hamspicora recatosi nella zona dell’attuale catena del Marghine per chiedere rinforzi, venuto a sapere della morte del figlio, si uccise per la disperazione. A questo punto la città di Cornus e i sardi, ormai senza una guida, capitolò dopo un sanguinoso assedio.
Nonostante questa decisiva vittoria sui sardi e con la relativa cacciata dei cartaginesi dall’isola, i sardi non cessarono con le azioni di guerriglia che si protrassero per altri 100 anni circa. Abbiamo notizie di feroci scontri nella zona della Gallura e dell’Anglona e soprattutto dell’attuale Barbagia (chiamata appunto Barbaria dai romani).
Con la costruzione di strade un po’ in tutta l’isola, la più importante la Kalaris – Turris – Olbia (il tratto per Olbia lo stanno finendo ora, dopo 2000 anni), anche nel cuore della Barbagia, ci fu una conseguente costruzione di piccole fortezze e presidi a controllo di tali vie di comunicazione. In base alle notizie che abbiamo, nel periodo imperiale non ci sono state rivolte, a parte quelle dal 6 al 14 d.C. Infatti l’Isola era controllata non più dalle legioni ma da solo tre coorti ausiliarie, posizionate nei punti più strategici dell’isola.
Massimiliano Schirru è il cofondatore insieme alla moglie Sabina dell’Ass0ciazione Castrum Romano di Sassari, artefice della ricostruzione del Castrum romano della Crucca e che opera nel campo della rievocazione storica e delle attività storiche, culturali, ludiche e ricreative che annualmente vengono organizzate nel parco, che circonda il forte romano di La Crucca.
Visita anche tu il Parco del Castrum romano della Crucca, potrai trascorrere una giornata diversa, all’aria aperta, e magari incontrare i legionari della Cohors I Nurritanorum, un reparto sardo costituito da soldati sardi…